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Storia

Offida dal 1200 al 1400

Offida dal 1200 al 1400

Il "Chronicon farfense" ci dice, a tale proposito, che Offida ormai poteva considerarsi una città.

Lo stesso Arduini aggiunge:

"...dì poi, salita la popolazione ad un vivere proprio e dirozzato, che sensibilmente prendeva forma di condizione municipale, i monaci si accorsero che era venuto il tempo di emancipare Offida dal vassallaggio al monastero ed erigerne la forma di governo e di stato a sé, in reggimento a Comune, di eleggersi un podestà e al ficiali di palazzo, i quali avevano giurisdizione soltanto sugli uomini della terra non appartenenti al clero, lasciando allora intatta e libera a monaci e vicari, quella che esercitava sopra gli ecclesiastici, sulle parrocchie e altre chiese e benefici clericali."

È, dunque, il potere religioso a condizionare i tempi e i modi di sviluppo comunale in vari paesi e diverse città, specie in quelli marchigiani. A questo proposito si sottolinea il fatto che il papa Urbano IV (fine sec. XIl-1264), con una bolla del 23 Febbraio del 1261, dava vita al Presidato Farfense con l’istituzione di un preside (giudice) avente l’incarico di amministrare la giustizia nel territorio in precedenza sotto il controllo del monastero di Farfa.

All’Abbazia di Farfa veniva concesso il privilegio di "Diocesis nullius" (non soggetta al controllo di alcun vescovo).

Per i territori farfensi del Piceno il preside risiedeva in S. Vittoria (nel Fermano) e a lui venivano deferite in appello le cause discusse dai giudici locali di tutto il possesso di Farfa.

Anche Offida, automaticamente, veniva inclusa nel Presidato Farfense e questo fino al 1572, quando Gregorio XIII (1502-1585) la incluse nella Diocesi di Ascoli. Intanto il papa Niccolò IV (iniz. sec. Xlll-1292), il 18 Febbraio deI 1291, concedeva ai comuni marchigiani e, quindi, anche ad Offida, il potere di eleggere i podestà, consoli e priori.



antica foto del Palazzo Comunale sec. XIV-XV

È evidente che Niccolò IV si adopera solo per un riconoscimento ufficiale delle magistrature già operanti. Questo conferma, in ogni caso, il fatto che la "struttura cittadina di Offida" aveva acquisito una notevole autonomia istituzionale.

Nei secoli che seguirono Offida, come altri comuni marchigiani di una certa importanza, fu coinvolta nelle rivalità che sempre più si erano evidenziate tra le fazioni guelfe e ghibelline e tra Ascoli e Fermo; rivalità che continueranno per lungo tempo, fino al sec. XVI, e che vedranno Offida schierarsi, definitivamente, dalla parte di Fermo, contro Ascoli.

Ricordiamo, tra i tanti, qualche avvenimento. Siamo nella prima metà del sec. XIII (1200), ai tempi di Federico li di Svevia (imperatore dal 1220 al 1250), e

"guai — come dice I’Arduini — sotto costui a’ paesi guelfi per convinzione e per fatto. Tali erano tutti i luoghi della Marca; e di Offida sappiamo, precisamente, che sincera e devota deferenza aveva a’ pontefici, siccome costituita dai monaci. Alzava per impresa una Torre menata in campo aperto, sostenuta da due leoni rampanti e fermata sopra una fascia a sghembo, essendo lo scudo sormontato da una croce. Sino al sec. XVII (1600), secondo che riferisce il Rasini, quella vedevasi sopra la porta del Palagio Comunale, oggi ricoperta sul davanti, sotto cui si leggeva: ‘Ophidae Ieo sum guelfus qui nomine rego’" o, come dice l’Allevi, ‘qui nomine vici". "Ebbene Olfida prosegue il Marchionni — dovette ricevere un corpo di quelle feroci milizie (ghibelline)". E, ancora, "quando re Manfredi (1232-1266) comparve in queste contrade, il partito ghibellino in Offida, che si era alquanto affievolito dopo la morte di Federico Il, rialzò gigante il capo e costrinse i guelfi a rifugiarsi presso i monaci di S. Maria".

Nel 1256, poi, come ci riferisce S. Balena in "Ascoli nel Piceno" (1979), vediamo, tra le rare volte, Offida appoggiare la guelfa Ascoli con l’invio di truppe in aiuto del legato della Marca Annibaldo di Trasmondo, nipote del papa Alessandro IV (?-1261), contro alcune città ghibelline (ci si riferisce qui alla cosiddetta Marca Anconitana che, verso la fine deI 1200, comprendeva buona parte della odierna Regione delle Marche.

Nel 1213 Innocenzo III (1160-1216) l’aveva delimitata con le seguenti città e rispettive diocesi: Ancona, Ascoli, Numana, Camerino, Osimo, lesi, Senigallia, Fano, Pesaro, Cagli, Fossombrone). Ancora, neI 1348, gli Ascolani, come ci riferisce il Marchionni, essendosi 0ffida unita a Fermo, condotti da Galeotto Malatesta (?-1385), reduci dalla presa di Ancona,

"le furono sopra, la espugnarono dopo parecchi giorni d’assedio e, resi superbi dalla vittoria, le imposero gravissimi tributi in denaro e di armi e vollero che giurasse fede ad Ascoli. Il giuramento prosegue il Marchionni però, estorto con la forza non fu osservato e trovandosi di li a non molto Ascoli in guerra con Fermo, 0ffida tenne per quest’ultima e l’ebbe nuovamente per sua alleata".

Intanto la confusione dei domini della chiesa era tale che Innocenzo VI (fine sec. XIII-1 362), eletto papa neI 1353, tramite il cardinale Egidio di Albornoz (1310-1362), intervenne per riordinare Io Stato della Chiesa.

Nel 1356 nella Marca Anconitana venivano costituiti tre Presidati: al nord, il Presidato di S. Lorenzo in Campo (Pesaro); al centro, il Presidato di Camerino (con Ancona); al sud, il Presidato Farfense con sede a S. Vittoria (nel Fermano), comprendente Offida.

Quest’ultimo doveva dipendere, a sua volta, dal rettore (legato pontificio) della Marca Anconitana, con sede a Macerata.

Le "Costituzioni egidiane" (così chiamate perché riferite al cardinale Egidio di Albornoz) del 1357, promulgate a Fano, e la "Costituzione della Marca Anconitana", sembravano avere risolto, definitivamente, le rivalità tra i Comuni e le fazioni marchigiane avverse.

La divisione dello Stato della Chiesa in province avrebbe dovuto evitare le ulteriori conflittualità.

Ma la situazione ben presto tornò a diventare bellicosa, le rivalità tra i comuni e quelle tra Ascoli e Fermo ripresero infatti il sopravvento e con esse quelle tra i guelfi e i ghibellini.

Ebbene, nel 1469, un gruppo di armati ascolani, sotto la guida del duca di Calabria, tornando da una spedizione nella città di Rimini, dove vittorioso aveva sconfitto i Riminesi e i duchi di Urbino, si fermò ad Offida e qui - come ci riferisce l’Allevi — iniziò a spadroneggiare. Ne nacque uno scontro tra Ascolani ed Offidani e, ovviamente, tra gli offidani che parteggiavano per Ascoli, capitanati dalla famiglia Boldrini, e i guelfi offidani, che facevano capo alla famiglia Baroncelli.

Ne nacque uno scontro fratricida con perdite da entrambe le parti e l’acuirsi delle ostilità. Ostilità che, evidentemente, continuarono a lungo anche tra Ascolani ed Offidani tanto che, il 29 Maggio 1488, il papa Innocenzo VIII (1432-1492), con una bolla pontificia, invitava i capi ascolani ed offidani a comparire entro breve tempo presso un suo tribunale, pena 10.000 ducati, e inviava ad Offida il legato della Marca, Giovanni Coron, vescovo di Palestrina, per farvi erigere la nuova Rocca.

Ma le lotte intestine tra le fazioni, tese al raggiungimento della supremazia nella cittadina, non cessarono anzi continuarono a farsi più aspre. Quelle tra le famiglie dei Boldrini (ghibellini) e dei Baroncelli (guelfi) furono, senz’altro, le più note.



ritratto del duca Cesare Borgia detto Il Valentino

Il più famoso rappresentante della famiglia Baroncelli fu Carlo, descritto come uomo particolarmente bellicoso, nemico acerrimo degli Ascolani, partecipò a varie battaglie contro la città picena e nel 1498, insieme ai Fermani, ottenne una vittoria sui potenti nemici.Rientrato ad Offida nel 1501, trucidò il corrotto castellano spagnolo Don Michele che, nel 1497, aveva aperto segretamente le porte della città agli Ascolani guidati da Astolfo Guiderocchi (ghibellino) e ripristinò l’indipendenza municipale.

La famiglia Boldrini (ghibellina), fiera avversaria dei Baroncelli, denunciò l’uccisione del castellano spagnolo Don Michele al commissario (apostolico) che intimò a Carlo di giustificare il suo operato. Il fiero offidano non accettò l’ingiunzione e fuggì da Offida, per farvi ritorno dopo essere stato per un periodo al servizio del duca Valentino (Cesare Borgia 1475-1507), impegnato nella conquista di Camerino, e dopo la pace stipulata con Ascoli (1527).

La pace interna era però solo apparente perché spesso, per futili motivi, si accendevano zuffe tra i seguaci delle due famiglie.