Il museo delle Tradizioni Popolari si trova all’interno dell’ottocentesco palazzo De Castellotti – Pagnanelli che, dal 1998, ospita anche il museo archeologico “G. Allevi”, il museo del Merletto a Tombolo e la Pinacoteca comunale e costituisce così un vero e proprio polo culturale.
Foto di di un nucleo familiare anni 30
Il museo delle Tradizioni Popolari si trova all’interno dell’ottocentesco palazzo De Castellotti – Pagnanelli che, dal 1998, ospita anche il museo archeologico “G. Allevi”, il museo del Merletto a Tombolo e la Pinacoteca comunale e costituisce così un vero e proprio polo culturale.
Cenni storici:
Fu istituito a scopo didattico nel 1986 come "Museo della civiltà contadina ed artigiana" per iniziativa di alcuni professori della locale scuola Media "G.Ciabattoni", e allestito nei locali sotterranei dell’ex convento di S. Agostino.
L’originale ordinamento, semplice ed efficace perché il visitatore comprenda il contesto e la funzione di ogni oggetto, accompagnato dalla denominazione dialettale si è voluto mantenere e completare nel nuovo allestimento.
Materiali allestimento didattica:
Settore 1
Cucina ricostruita utilizzando una delle antiche cucine del palazzo.
Settore 2 Agricoltura.
E’ la sezione più ampia del Museo, si divide in piccoli gruppi di oggetti relativi a particolari usi e lavorazioni. Inizia con i diversi gioghi e bilancini per il traino di carri, traie e attrezzi agricoli. Particolare importanza è data alla evoluzione dell’aratro dal "perticaro" ai primi aratri meccanici. Una sala è dedicata interamente al raccolto, pesatura e conservazione dei cereali, mentre l’altra, alla coltivazione della vite e produzione del vino dove si conserva l’antico caldaio in rame e muratura per la produzione del tradizionale "Vino Cotto"
allestimento con gli attrezzi del fabbro
Settore 3 Artigianato.
Sono ricostruite le botteghe artigianali del calzolaio, sarto, fabbro e falegname con i diversi strumenti del mestiere.
Settore 4 Abitazione e continuazione della Cucina.
Vi sono diversi tipi di lampade e lanterne, le brocche, gli strumenti e oggetti necessari alla preparazione del formaggio e la tosatura dell’orzo. Si sta costituendo un piccolo settore destinato all’abbigliamento ed alla pulizia delle stoffe.
Settore 5 Filatura.
Partendo dalla produzione e lavorazione delle fibre tessili, la canapa, la lana e la seta si illustrano i vari processi di filatura ed imbobbinamento fino alle moderne macchine per maglieria.
Antico Telaio
Settore 6 Tessitura.
Il telaio e diversi accessori per la produzione domestica di tessuti occupa quest’ultima sala dove si stanno raccogliendo campioni di stoffe di diversa lavorazione prodotte in Offida nei secoli passati.
La sterza
La Sterza
La Sterza è un mezzo agricolo da trasporto utilizzato nelle nostre zone (basse Marche) fino alla metà del secolo scorso. Era usata in eccezionali circostanze per esempio per trasportare la parte del raccolto destinata al padrone del terreno o per grandi carichi di cereali da portare alle macine. Consisteva in un marchingegno che, applicato al normale carro da trasporto, usato normalmente da tutti i contadini, permetteva un prolungamento dello stesso in modo da far trasportare una quantità maggiore di merce. Normalmente "la sterza" permetteva una maggiorazione di carico pari a circa la metà dello stesso: dai 18 sacchi di grano si passava a 27 circa; da due tini di uva a tre. E poiché questo carro diventava a due assi di ruote anziché a uno come di solito aveva, i buoi, quando si fermavano per prendere fiato, potevano riposarsi senza che il peso della "stanga" gli gravasse addosso. Lillo D'Angelo di Offida (AP) conserva una "STERZA" di cui va molto fiero e, come un tempo, anche lui la usa un paio di volte l'anno, ma solo per le esposizioni e le fiere. Il proprietario è contattabile al numero telefonico: 0736/810084.